Marta Maria Casetti

May 10, 2016

L’ufficiale dello Stato Civile (un film che non è stato)

Sono passati quasi dieci anni, e io sono ancora incazzata con Giuliano Amato.

C’è la sua firma sulla Circolare numero 55 (Protocollo n. 15100/397/0009861) del 18 ottobre 2007, con oggetto: “Matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso. Estratti plurilingue di atti dello stato civile” che impone agli Ufficiali dello Stato Civile di “verificare con cura che gli sposi siano di sesso diverso”. Riconoscere che i froci si sposano è “in contrasto con l’ordine pubblico”.

Sono passati quasi dieci anni, e io sono ancora incazzata.

Altre cose che non sono cambiate da allora: sono italiana, sono una mezza lesbica che fa commenti da trivio, sono sposata con un uomo italiano che fa battutacce quasi peggiori delle mie (quasi).

Questa sera il marito e io abbiamo iniziato a fantasticare. Dopo tutto questo tempo abbiamo una comunione di neuroni, le nostre teste si anticipano a vicenda.

Io: Sai che per la domanda di cittadinanza britannica contano come famiglia anche le coppie gay conviventi? Tengono conto della possibilità di non avere una civil partnership o un matrimonio.

Marito: Tu aspetti ancora che l’Italia esca dagli anni ‘70?

Io: L’Ufficiale dello Stato Civile deve porre massima cura… sembra il titolo di una… Franco e Ciccio?

Marito: Lino Banfi è l’Ufficiale.

Allora, abbiamo un film. Se fossimo negli anni ’70 credo che ce lo comprerebbero.

L’Ufficiale dello Stato Civile

Giovanni (Ciccio Ingrassia) e Andrea (Franco Franchi) sono una coppia gay; Giovanni è quello più maschile e Andrea quello più femminile. I due si amano molto e si sono sposati in Olanda (battute su spinelli liberi e pompini), ma ora vogliono tornare in Italia e devono far riconoscere il proprio matrimonio dall’Ufficiale dello Stato Civile Dott. Margheriti (Lino Banfi).

Per aggirare la legge italiana, faranno finta che Andrea sia un nome femminile (qui si mettono un po’ di equivoci su “Andrea” che finisce con la “a”, più qualche completo di piume di struzzo). Margheriti capisce il trucco (non solo nel senso di rossetto — ah-ah! questa è buona, la teniamo), ma vorrebbe vivere e lasciar vivere. Anche perché Margheriti ha altre gatte da pelare (e di gatte che vanno a caccia di passere - ok, battute in tema lesbico-ornitologico): sua figlia Leonarda (Edwige Fenech) vuole farsi suora per amore della bella novizia Anna (Gloria Guida).

Purtroppo l’arrivista Monsignor Bagnoli (Vittorio Caprioli) decide di cogliere Margheriti in fallo (ah-ah!) e usare lo scandalo per arrivare al soglio vescovile. Incaricato della missione è il suo chierichetto di fiducia con la passione della fotografia, Pierino (Alvaro Vitali).

Pierino coinvolge Leonarda. Anna, sempre molto svampita (scena di aiutami ad allacciarmi il vestito, oh guarda mi è partito il reggiseno, finalmente il pubblico ha di che rifarsi gli occhi), si aggrega. Il piano di Pierino: Anna e Leonarda si infileranno in camera di Giovanni e Andrea e cercheranno di sedurli; o la coppia scoppierà e il problema sarà risolto, o si dovranno riconciliare e forniranno a Pierino materiale per foto compromettenti.

Ma un’iniziativa di Margheriti che sospetta qualcosa e rompe sempre le uova nel paniere, unita all’imbranataggine di Anna e a una passione di Andrea per le piume rosa, porta a un doppio scambio di vestiti (alla camerierina sexy non dici mai di no, donna baffuta sempre piaciuta, eccetera eccetera: qui c’è tanto materiale per torte in faccia, carrelli che volano, inseguimenti per i corridoi dell’albergo e tette birichine). Le coppie si ritrovano nel letto “giusto”: Giovanni con Andrea e Anna con Leonarda. Pierino osserva soddisfatto (sketch: Pierino guarda dalla serratura due volte e vede i due maschi, solo alla terza volta vede finalmente la tanto attesa scena lesbica), finchè Margheriti non lo becca a spiare la figlia e lo prende a ceffoni (l’amore della famiglia vera, eccetera, così ci mettiamo la morale e ci laviamo la coscienza dal vedere le scene osé).

Monsignor Bagnoli non si arrende, e vuole in ogni modo ostacolare l’amore: con una telefonata anonima invita di nuovo Margheriti nell’albergo dove si trovano le due coppie, per metterlo di fronte all’evidenza. Ma Pierino, convertito ai diritti gay e stanco di essere trattato come un servo dal Monsignore, riesce a far scivolare un lassativo nel caffè di Bagnoli, che così viene trovato da Margheriti con le braghe calate, letteralmente (scena di scoregge trattenute e poi no: ovviamente ce la si mette). L’Ufficiale pensa che il Monsignore stia facendogli delle avances, il Monsignore reagisce con una colluttazione che finisce sul letto… Così Pierino scatta le sue foto e minaccia Monsignor Bagnoli: o lascerà stare le coppie, o le sue foto compromettenti con un uomo finiranno ai giornali.

Nozze doppie, Pierino testimone che fa l’occhiolino e fotografa (soprattutto Anna e Leonarda, soprattutto quando il vestito di Anna si impiglia e le lascia scoperte le chiappe), l’amore e la famiglia trionfano, i preti che non scopano e opprimono la gente perbene perdono, siamo tutti felici e contenti.

La locandina

In alto a sinistra, il Monsignore vestito con tutti i paramenti e l’aria minacciosa, incombe su tutti gli altri. Figura intera.

In alto a destra, Pierino con il ditino sulla bocca che fa “zitti zitti” e l’aria birichina. Mezza figura che esce dal margine della locandina.

Prima parte del titolo: L’Ufficiale

In centro: Margheriti dietro una scrivania, si guarda intorno con sguardo disperato, mani nei (pochi) capelli. Mezza figura (taglia sul piano della scrivania).

Seconda parte del titolo: Dello Stato Civile

In basso, da sinistra a destra: Andrea (vestito da sposa) e Giovanni (vestito da sposo) scappano, tenendosi per mano; Leonarda (vestita da uomo) scappa davanti a loro e si scontra ad altezza tette con e Anna (vestita da suora ma con lo scollatura abbondante e spacco di lato). Figure intere.

Ma seriamente

Il film funzionerebbe anche oggi, quasi dieci anni dopo la Circolare Amato e più di quaranta dopo l’Ubalda che corre nel prato. Dovremmo cambiare gli attori, aggiornare un paio di dettagli, Pierino è su Instagram e Anna mette i gattini su Facebook. Ma a grandi linee ci siamo.

O forse no, c’è il Papa più buono del mondo (che dice che i trans sono un’offesa a Dio come le armi atomiche e rifiuta di incontrare i ragazzini violentati dai preti, ma sono dettagli). Dire male della Chiesa Cattolica vende molto meno bene, per trovare dei PR vaticani al livello di questi si deve tornare al Barocco.

Non c’è più la Circolare Amato. C’è il DDL Cirinnà: l’idea che i froci abbiano una famiglia è semplicemente rimbalzata su un muro di gomma.

Leggo sempre troppi comunicati politici che sembrano usciti da uno delle migliori storie di Lupo Alberto: Enrico la Talpa omosessuale1. Nel 1978, Silver e Bonvi hanno distrutto la morale del “si fa ma non si dice, e se devi dirlo fai la macchietta rassicurante” e la seriosità della retorica politica2. È arte.

Non so se l’arte vinca sempre. Non sono un’artista, sono una che scribacchia.

Intanto, però, se qualcuno vuole comprarsi il nostro film me lo dica. Mi sa che sarà un tema scottante ancora per qualche anno, magari ci rimediamo qualcosa.

Nota

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  1. La potete trovare in Il Grande Lupo Alberto - Volume 1

  2. L’angolo della memoria storica. Nel 1978 andare a una manifestazione era un serio rischio fisico, alcuni terroristi avevano rapito e ucciso il Presidente del Consiglio, sparavano ai giornalisti. Con una storia del genere rischiavi una denuncia da un lato e la pelle dall’altro.